BUILDINGBOX 
							sta presentando Equorea (di mari, ghiacci, nuvole 
							e altre acque ancora), un progetto espositivo a 
							cura di Giulia Bortoluzzi, che sta 
							coinvolgendo dodici artisti contemporanei italiani 
							invitati a riflettere sul tema dell’acqua in dodici 
							appuntamenti individuali a cadenza mensile, che si 
							stanno alternando nel corso del corrente anno, 
							scanditi dal calendario lunare. 
        Gaspare - Corpus Vitrearum (dettaglio), 2012 
        Virginia Zanetti - Studio per δύτης :Tuffatore, 2023 still video 
        Michele Spanghero - Stream II (dettaglio), 2012-2023 tubi di acciaio, 
		altoparlanti, bulloni, cavi audio, lettori multimediali 2 elementi di 
		28,5 x 54 x 108 cm 
        Fabio Roncato - Momentum n.13, 2022 
        Giulia Bortoluzzi (Pordenone, 1987) è autrice ed editor, docente e 
		curatrice. Laureata in filosofia contemporanea all’Università di Trieste 
		e specializzata in pratiche curatoriali alla École du MAGASIN di 
		Grenoble (FR). Attualmente, collabora come coordinatore editoriale ed 
		editor per Triennale Milano ed è autore per pubblicazioni d’arte e 
		design. È docente del corso di Fenomenologia dell’arte contemporanea 
		all’Istituto Europeo di Design di Milano e del corso di Estetica 
		all’Accademia di Belle Arti di Udine. In ambito formativo è stata tutor 
		al Dipartimento di Architettura e Studi Urbani al Politecnico di Milano 
		e ha collaborato col dipartimento educativo di Fondation Cartier di 
		Parigi (2012-2013). È stata co-curatore della mostra di Liam Gillick 
		From 119C to 199D al Centre National d’Art Contemporain di Grenoble 
		(2014), e tuttora collabora all’organizzazione di mostre e progetti 
		espositivi con istituzioni, spazi no-profit e gallerie private. Dal 2009 
		al 2017 è stata redattore della rivista d’arte contemporanea Juliet, per 
		la quale ha anche ideato e diretto il progetto editoriale online.
       
        BUILDINGBOX è il progetto espositivo inaugurato nel settembre 2018, 
		situato all’interno di una delle vetrine di BUILDING che affacciano su 
		via Monte di Pietà, visibile 24 ore su 24, notte e giorno, senza dover 
		entrare all’interno della palazzina, nonostante ne faccia effettivamente 
		parte. Attraverso la sua collocazione riflette l’obiettivo per cui è 
		stata creato: costruire un luogo indipendente caratterizzato da un 
		progetto autonomo rispetto alla programmazione delle mostre che BUILDING 
		ospiterà durante l’anno. BUILDINGBOX si basa su un’estensione temporale 
		e ospiterà una serie di opere, legate fra loro da un fil rouge che si 
		svilupperà nel tempo, invece che nello spazio. BUILDINGBOX è uno spazio 
		fisico, non una semplice vetrina, è delimitato da muri bianchi e vetro, 
		una soluzione espositiva inedita che rappresenta un’interruzione 
		dell’ordinario concetto dell’esporre, in cui contenuto e contenitore 
		sono strettamente connessi, dando vita a un dialogo costante fra forma e 
		contenuto. Una relazione che si attua anche fra l’interno e l’esterno, 
		essendo questo un luogo fruibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Questa 
		vetrina ospiterà diversi artisti e designer, cicli di mostre e progetti 
		temporanei, offrendo un approfondimento di tipo curatoriale su 
		molteplici tematiche artistiche. 
							
							Il titolo rimanda alla poesia Falsetto (1923) di 
							Eugenio Montale, raccolta in Ossi di Seppia (1925), 
							dove l’autore, presentando il personaggio di 
							Esterina come una “equorea creatura”, parla del mare 
							come della vita e della meraviglia di vivere senza 
							preoccupazioni per il futuro: “L’acqua è la forza 
							che ti tempra, nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi”. 
							L’immagine di Montale è rappresentativa della 
							consuetudine umana di associare l’acqua 
							all’esistenza. Mircea Eliade nel suo Trattato di 
							Storia delle Religioni (1949) la descrive come la 
							totalità delle “virtualità”, la matrice di tutte le 
							possibilità di vita, fondamento del mondo intero. 
							L’acqua è all’origine di ogni manifestazione 
							cosmica, simboleggia la sostanza primordiale dalla 
							quale nascono tutte le forme, e alla quale tornano, 
							per regressione o cataclisma. L’acqua fu al 
							principio e torna alla fine di ogni ciclo storico o 
							cosmico. Esisterà sempre, mai sola perché 
							germinativa, racchiudendo nella propria unità 
							indivisa le virtualità di tutte le forme. Nella 
							cosmogonia, nel mito, nel rituale, nell'iconografia, 
							l’acqua svolge la stessa funzione: precede ogni 
							forma e sostiene ogni creazione. Simbolo di vita, dà 
							al divenire universale una struttura ciclica.
							
							Seguendo idealmente l’andamento ciclico delle maree 
							vive (che si verificano mensilmente quando Luna, 
							Terra e Sole sono astronomicamente allineati fra 
							loro), ad ogni luna piena dell’anno 2023, 
							BUILDINGBOX accoglie i progetti di dodici artisti 
							contemporanei italiani chiamati a dialogare sul tema 
							dell’acqua: Ludovico Bomben (Pordenone, 
							1982), Jaya Cozzani (Mumbai/Kanchipuram, 
							1982), Barbara De Ponti (Milano, 1975), 
							Gaspare (Terlizzi, 1983), Michele Guido (Aradeo, 
							1976), Silvia Mariotti (Fano, 1980), Fabio 
							Marullo (Catania, 1973), Elena Mazzi 
							(Reggio Emilia, 1984), Ignazio Mortellaro 
							(Palermo, 1978), Fabio Roncato (Rimini, 
							1982), Michele Spanghero (Gorizia, 1979), 
							Virginia Zanetti (Fiesole, 1981).
							
							Gli interventi presentati in Equorea (di mari, 
							ghiacci, nuvole e altre acque ancora) sono concepiti 
							come site-specific (in alcuni casi inediti e in 
							altri rielaborazioni di ricerche formalizzate in 
							precedenza) e assumono l’acqua a emblema di ogni 
							elemento naturale e più in generale come forma di 
							vita e di possibilità di creazione. Tematica che non 
							è solo fonte di fascinazione e ispirazione, ma che 
							genera anche una particolare riflessione verso 
							scenari futuri. La vita di tutti gli organismi sulla 
							Terra dipende, infatti, dalla presenza di acqua e si 
							trasforma secondo le sue mutazioni esaurendosi al 
							suo deperimento.
							
							L’origine dell’acqua sul nostro Pianeta non ha 
							ancora trovato una spiegazione scientifica certa; 
							generata dalla frantumazione di comete o meteoriti 
							precipitate dallo spazio o da esplosioni vulcaniche 
							in tempi antichissimi, la sua presenza risale 
							nell’immaginario collettivo al momento mitologico 
							della creazione che racchiude idealmente l’esistenza 
							possibile di ogni cosa. Il suo è un tempo 
							lunghissimo, la cui comprensione ci sfugge e che 
							possiamo solo provare a immaginare, ad esempio 
							osservando le immagini che la natura ha conservato 
							attraverso milioni di anni, come nel caso dei 
							fossili all’interno delle Argille azzurre, oggetto 
							d’indagine nell’intervento di Barbara De Ponti 
							(Milano, 1975) che apre il ciclo espositivo nel mese 
							di gennaio con Clay Time Code. Per aiutarci a 
							immaginare questo tempo antico della Terra e 
							l’origine dei composti nei loro processi di 
							formazione e mutamento, possiamo scavare nei luoghi 
							della biologia, della micologia e dell’entomologia 
							osservando i fenomeni della vita che governano gli 
							esseri viventi. Lo studio degli organismi e il 
							tentativo di coglierne le forme nei processi di 
							trasformazione è al centro della pratica di Fabio 
							Marullo (Catania, 1973) che presenta Nebula e Ciò 
							che di misterioso è palpabile nel mese di febbraio. 
							La natura delle specie sulla Terra non è però da 
							darsi per scontata, come nel caso di piccoli animali 
							a forma di sacca che vivono in colonie molto grandi 
							e che, fissando il calcare dell’acqua, costruiscono 
							uno scheletro minerale collettivo che si ramifica: i 
							coralli, rosso vivo. Con living coral garden 
							project, Michele Guido (Lecce, 1976) nel mese di 
							marzo si concentra sul fenomeno di sbiancamento 
							globale di questi organismi che rischiano di 
							scomparire a causa delle emissioni di CO2 che 
							dall’aria si riversano negli oceani alterandone il 
							ph. L’attualità interessa anche l’intervento di 
							Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984), che nel mese di 
							aprile riflette sulle più recenti evoluzioni 
							politico-commerciali innescate dai cambiamenti 
							climatici, nello specifico sulla nuova rotta 
							commerciale che si sta delineando in Artico con lo 
							scioglimento dei ghiacciai e che connette Europa, 
							Russia e Cina, la Polar Silk Road, o “via polare 
							della seta”. Sebbene la ricerca in superficie dei 
							nuovi flussi di spostamento sia oggetto di vigile 
							esplorazione, è invece convinzione che l’uomo sia 
							riuscito a esplorare solo il 5% del fondo oceanico e 
							che il restante 95% resti ancora un mistero. Il 
							progetto Drowning Light che Silvia Mariotti (Fano, 
							1980) presenta nel mese di maggio nasce proprio da 
							suggestioni legate all’ignoto e che nella sua 
							ricerca fotografica si manifestano nel processo di 
							trasformazione e nel passaggio da un’immagine 
							latente a quella definitiva. Quest’idea di 
							metamorfosi caratterizza anche nel mese di giugno 
							l’installazione di Gaspare (Terlizzi, 1983), che nel 
							suo caso si manifesta, con Corpus Vitrearum, nel 
							ciclo di cambiamento di stato tra gli elementi. È la 
							materia che parla nel suo distruggersi e 
							rigenerarsi, secondo quell’antico pensiero che 
							risale a Eraclito e che riteneva il fuoco come 
							l’agente trasformatore primordiale dal quale si 
							genera l’acqua e, che a sua volta fa nascere la 
							terra e che nuovamente, in un ciclo eterno, si 
							trasforma in fuoco. 
							
							In tutte le culture l'acqua svela la sua natura 
							dualistica associandosi tanto alla vita quanto alla 
							morte. Questa ambivalenza ispira simbolicamente 
							l’opera di Virginia Zanetti (Fiesole, 1981), δύτης / 
							Tuffatore (2023); un trampolino olimpionico 
							realizzato in vetro e incastonato all'interno dello 
							spazio nel mese di luglio. Esplicito rimando 
							all'affresco della Tomba del Tuffatore rinvenuta 
							vicino a Paestum, l’opera invita a immedesimarsi 
							nell'atto potenziale di elevazione verso futuri 
							virtuali e, allo stesso tempo, di caduta verso gli 
							abissi. La presenza dell’acqua come ambiente 
							primigenio di accoglienza per l’essere umano si 
							manifesta anche nella sua identità sonora, ovvero 
							l’essere un rumore bianco. Proprio questo 
							particolare suono caratterizza l’intervento di 
							Michele Spanghero (Gorizia, 1979), il quale conduce 
							una ricerca formale sulla visualizzazione del 
							rumore. Realizzata con tubi industriali curvi 
							imbullonati, la scultura Stream (2012-2023), 
							presentata ad agosto, emette dal suo interno una 
							registrazione audio di un liquido che scorre, che 
							potrà essere ascoltata dal visitatore attraverso un 
							file audio accessibile online attraverso un QR code. 
							La forma dell’acqua è un tema che interessa anche la 
							ricerca di Fabio Roncato (Rimini, 1982), che nel 
							mese di settembre presenta due sculture nate dallo 
							studio dei fiumi. Momentum (2022) sono, infatti, un 
							gruppo di opere che l’artista realizza a partire dal 
							contatto fra due elementi liquidi, la cera fusa e le 
							correnti d’acqua di un fiume. Una volta data forma 
							all’incontro di queste due sostanze, avviene la 
							fusione in alluminio che conferisce un’aura di 
							eternità al "momento" che altrimenti in natura 
							resterebbe indeterminato."
							
							
							
       
        
      
    
		vetro, cenere, acqua, pigmenti, tappo in legno e sughero, colla, 
		inchiostro
		dimensioni variabili 
		
		Per il progetto Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) 
		presentato all’interno di BUILDINGBOX, Gaspare allestisce un insieme di 
		ampolle del proprio Corpus Vitrearum, immagine di metamorfosi e del 
		ciclico rinnovarsi di stato dei corpi nella loro frammentazione e, 
		metaforicamente, anche della propria pratica artistica. 
		
		Distruzione e rigenerazione. Il pensiero filosofico sviluppatosi attorno 
		ai frammenti di Eraclito riteneva che il fuoco fosse l’agente 
		trasformatore primordiale dal quale si genera l’acqua, che a sua volta 
		fa nascere la terra e che nuovamente, in un ciclo eterno, si trasforma 
		in fuoco. Anche se l’origine dell’acqua sul pianeta Terra rimane 
		sconosciuta, è la nostra stella, il Sole, che garantisce la sua presenza 
		sulla superficie terrestre. È ancora l’aumento della temperatura 
		dell’acqua che per ebollizione o sublimazione innesca il passaggio dallo 
		stato liquido, o solido, allo stato aeriforme del vapore. Con Corpus 
		Vitrearum Gaspare evoca il ciclo di cambiamento di stato tra gli 
		elementi, cogliendo in particolare il momento di trasformazione della 
		materia generato dal calore, dalla combustione. Mentre realizzava alcuni 
		lavori su tela o su carta, sempre ottenuti “stratificando” materiali 
		neri eterogenei quali tempera, china, acrilico, carbone, l’artista ha 
		conservato l’acqua coloratasi di nero durante la prassi operativa e ha 
		bruciato il proprio lavoro. Raccolta quindi sia l’acqua “nera” sia la 
		cenere di ogni opera ha racchiuso i materiali in una bottiglia di vetro 
		sigillando e firmando il tappo. Ogni vetro contiene un’altra opera 
		d’arte, a simboleggiare il tentativo di distruggere e rinnovare la 
		materia, il tempo e la memoria. Sintesi del processo e del residuo 
		dell’opera, il liquido ha una diversa consistenza e composizione a 
		seconda dei materiali usati per creare il lavoro originario.
		
        
      
    
		still video
		
		Per progetto Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) 
		presentato all’interno di BUILDINGBOX, Virginia Zanetti presenta l’opera 
		δύτης / Tuffatore, esplicito rimando all’affresco sulla lastra di 
		copertura della Tomba del Tuffatore, manufatto dell’arte funeraria della 
		Magna Grecia, rinvenuta in una piccola necropoli vicino a Paestum. Raro 
		esempio di pittura greca, nel dipinto l’acqua rappresenta l’elemento 
		simbolico capace di collegare il mondo terreno a quello ultraterreno.
		
		In tutte le culture, l’acqua è fonte e origine della vita umana. 
		Fondamentale per l’uomo, non solo per le sue funzioni puramente 
		pratiche, è al centro di culti e mitologie, che legano il mondo del 
		sacro al profano. Non solo, in accezione simbolica, l’acqua svela la sua 
		natura dualistica associandosi tanto alla vita quanto alla morte. 
		L’opera di Zanetti richiama idealmente la possibilità di collegare 
		questi due mondi: realizzata in vetro e incastonata all’interno dello 
		spazio, ha la forma e le dimensioni di un trampolino per tuffatori 
		olimpionici. Privato della sua funzione di slancio dal materiale fragile 
		che lo compone – opposto a quello resiliente ed elastico che lo 
		contraddistingue normalmente – e decontestualizzato, il “trampolino” 
		diventa attivatore di significati simbolici, leggeri e profondi, ironici 
		e drammatici allo stesso tempo. Il titolo δύτης / Tuffatore, inciso in 
		greco sul trampolino (nella pronuncia greca è una parola quasi 
		onomatopeica, “diùtees” suona prima come l’impatto secco del tuffo e 
		poi come la lunga scia di frescura dell’immersione sott’acqua) evoca una 
		presenza umana potenziale, invita a immaginarsi nella posizione di chi 
		si colloca sulla pedana prima di tuffarsi, e metaforicamente a 
		immedesimarsi nell’atto di compiere un’azione capace di cambiare il 
		proprio destino. Il trampolino, infatti, evoca l’illusione di volare 
		solo per pochi secondi prima di cadere e quella libertà di scelta tra 
		il movimento verso gli abissi della profondità e delle altezze.
        
      
    
		tubi di acciaio, altoparlanti, bulloni, cavi audio, lettori multimediali
		2 elementi di 28,5 x 54 x 108 cm
		
		Per il progetto Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) 
		presentato all’interno di BUILDINGBOX, Michele Spanghero allestisce 
		Stream II, una scultura sonora composta da due tubi industriali curvi 
		uniti da flange imbullonate.
		
		Il suono dell’acqua che scorre è un rumore bianco, un particolare tipo 
		di rumore caratterizzato da tutti i toni possibili dello spettro sonoro 
		con stesso livello di ampiezza, ma senza periodicità nel tempo. La sua 
		definizione rimanda alla luce bianca che l’occhio umano vedrebbe in 
		presenza di una radiazione elettromagnetica di spettro smile. Spesso il 
		rumore bianco è associato a proprietà tranquillizzanti perché ricorda 
		il suono del ventre materno, l’ambiente primigenio di accoglienza per 
		l’essere umano. Anche se questo particolare suono non può essere 
		visualizzato, la sua identità e le sue caratteristiche sensoriali 
		possono essere indagate formalmente. La ricerca di Michele Spanghero si 
		concentra proprio su questa relazione, sul rapporto tra suono e 
		scultura, e in particolare sulla percezione sonora nello spazio.
		Gli altoparlanti all’interno delle sculture riproducono una 
		registrazione audio di un liquido che scorre – del petrolio greggio 
		all’interno di un sistema di oleodotti di estrazione – che potrà essere 
		ascoltata dal visitatore attraverso un file audio accessibile online 
		attraverso un QR code. La verniciatura estremamente raffinata delle 
		tubature conferisce un aspetto prezioso a degli elementi che comunemente 
		vengono utilizzati per scopi industriali e crea uno straniamento 
		estetico. A loro volta i tubi curvi, che accennano a una forma circolare 
		e compiuta, rimandano alla circolarità insita all’elemento acquatico, 
		ma anche alla chiusura economica del sistema economico a petrolio.
        
      
    
		alluminio (da fusione a cera persa)
		65 x 50 x 125h cm
		
		Per il progetto Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora), 
		presentato all’interno di BUILDINGBOX, Fabio Roncato allestisce due 
		sculture appartenenti alla ricerca Momentum, proponendo una riflessione 
		sull’esperienza e la percezione del tempo, sul concetto di “istante di 
		tempo”, cercando di formalizzare un processo scultoreo capace di 
		coglierne la forma e rivelarne l'aspetto.
		
		L’acqua è un composto chimico che in condizioni di temperatura e 
		pressione normali si presenta come un sistema bifase, ovvero come un 
		liquido e un vapore; se la temperatura supera la soglia di congelamento 
		passa allo stato solido, diventando ghiaccio. Per sua natura è un 
		elemento mutevole; sul pianeta Terra l’acqua compie un ciclo continuo 
		(ciclo dell’acqua) che consiste in uno scambio incessante tra atmosfera, 
		suolo, acque di superficie, acque profonde ed esseri viventi. Tra le 
		acque superficiali ci sono i fiumi, corsi d’acqua perenne alimentati da 
		piogge, scioglimento di nevi o ghiacci o da falde acquifere sotterranee.
		È proprio dal confronto con questa specifica classificazione dell’acqua 
		che nasce la ricerca di Fabio Roncato e il tentativo di coglierne una 
		forma. Momentum sono, infatti, sculture che l’artista realizza dal 
		contatto fra due elementi liquidi, la cera fusa e le correnti d’acqua di 
		un fiume. Il materiale, scaldato a riva, viene deposto ancora caldo nel 
		fiume che lo raffredda e lo solidifica determinando nell’arco di una 
		frazione di secondo la forma dell’intera scultura. Questa rivela sia 
		l'autonomia del processo, libero da qualsiasi pianificazione 
		sull’aspetto finale dell’opera, sia la porzione limitata di tempo, 
		un’istante, in cui si svolge il processo - da qui il titolo, Momentum, 
		che rimanda al singolo e unico momento contenuto nella scultura 
		generata, in forma stabile e definitiva. Infine, la fusione: la cera 
		persa permette di completare questo processo con un materiale, 
		l'alluminio, solido e scultoreo, imprigionando la fragilità e 
		l’indeterminatezza di un istante per sempre nel tempo.
        
      
    
        
      
    
		via Monte di Pietà 23, 20121 Milano 
		Visibile 24/7
							
							
						
							
							Equorea (di mari, ghiacci, nuvole 
						e altre acque ancora)
						BUILDING
						via Monte di Pietà 23, Milano
						www.building-gallery.com
						
						Follow us on
						www.instagram.com/building.gallery
						www.facebook.com/building.gallery
						www.twitter.com/BuildingGallery
						vimeo.com/user91292191
						
						Ufficio stampa ddlArts
						Alessandra de Antonellis | E-mail: 
						alessandra.deantonellis@ddlstudio.net | T +39 339 
						3637.388
						Elisa Fusi | E-mail: elisa.fusi@ddlstudio.net | T + 39 
						347 8086.566
						Flaminia Severini | E-mail: flaminia.severini@ddlstudio.net| 
						T +39 3933343937