Come un nodo d’aria - Marco Cingolani | Pierpaolo Lista | Minus.log.
Mostra collettiva di Marco Cingolani, Pierpaolo Lista e Minus.log. dal 20 ottobre al 16 dicembre 2023 presso la galleria Matteo Ragni Arte Contemporanea di Forlì, a cura di Antonello Tolve.Come un nodo d’aria - Marco Cingolani | Pierpaolo Lista | Minus.log.
Accomunati da uno stesso spessore 
							analitico, i tre artisti scelti per questo progetto 
							espositivo evidenziano un comportamento che si muove 
							con disinvoltura tra scienza, teoria della 
							conoscenza e esperire naturale. 
							Si tratta di un percorso che pone al centro 
							dell’attenzione un quadro critico tra pittura, 
							scultura e installazione per mostrare, «in un 
							triplo salto mortale, alcuni artisti che a spada 
							tratta hanno privilegiato la pulizia formale, 
							sofisticata e senza orpelli», a scriverlo è 
							Antonello Tolve nell’introduzione alla mostra, «orientata 
							lungo una direzione analitica capace tuttavia di 
							conquistare con rigore il regno della poesia, di 
							alternare stupore e lucidità, di connettere al 
							tessuto riflessivo anche spazi di rappresentazione, 
							prosciugata e lasciata allo stato solido, 
							cristallizzata e in alcuni casi circoscritta a un 
							graffio o a una venatura cromatica». 
							In ogni lavoro prodotto da Marco Cingolani 
							(Recanati, 1985), Pierpaolo Lista (Salerno, 
							1977) e Minus.log – duo nato dall’incontro di
							Manuela Cappucci (Belluno, 1971) e 
							Giustino Di Gregorio (Teramo, 1962) – la 
							rappresentazione lascia il posto a squisiti 
							postulati linguistici, a operazioni di 
							prosciugamento, a riflessioni riduttive, a 
							percezioni liminali, a dimensioni morfologiche che 
							si definiscono in una massiccia torsione verso 
							l’impianto teorico, lasciando continuamente alito a 
							un discorso in cui il piano della coerenza logica si 
							intreccia inscindibile a un secondo piano, più 
							suggestivo e poetico.
							
							Come un nodo d’aria è una esposizione che riflette 
							inoltre sulle vicinanze e sui collegamenti 
							impalpabili eppur percepibili, su filamenti che 
							uniscono e che crepitano sotto il segno dell’unicità 
							indicata da ognuno degli artisti, con trame che 
							aggregano e che disegnano un’atmosfera cristallina, 
							leggera.
							
							
							COME UN NODO D’ARIA
							artisti: Marco Cingolani, Pierpaolo Lista, Minus.log
							periodo: dal 20 ottobre al 16 dicembre 2023
							opening: venerdì 20 ottobre ore 17:00 
							Matteo Ragni Arte Contemporanea
							Via Giorgio Regnoli 76, 47121 Forlì
							info | www.matteoragniartecontemporanea.it / 
							matteoragniarte@gmail.com / +39 334 2134089 
							direzione artistica: Andrea Giusti
							apertura | dal lunedì al venerdì, dalle 10:00 alle 
							18:00, sabato solo su appuntamento.
							Instagram | matteoragniartecontemporanea 
							* media partner: Tomav Experience
							
							
							
       
Come un nodo d’aria di Antonello Tolve
        
		Forse la chiave della leggerezza, così come intesa da Italo Calvino , 
		assieme a quella dell’evanescenza che implica a sua volta gli statuti 
		dell’evocazione, è lo strumento più utile per addentrarsi nel lavoro di 
		alcuni artisti che a spada tratta hanno privilegiato la pulizia formale, 
		sofisticata e senza orpelli, orientata lungo una direzione analitica 
		capacetuttavia di conquistare con rigore il regno della poesia, di 
		alternare stupore e lucidità, di connettere al tessuto riflessivo anche 
		spazi di rappresentazione, prosciugata e lasciata allo stato solido, 
		cristallizzata e in alcuni casi circoscritta a un graffio o a una 
		venatura cromatica. A questo particolare versante del contemporaneo 
		fanno parteMarco Cingolani, Pierpaolo Lista e i Minus.log(duo nato 
		dall’incontro di Manuela Cappucci e Giustino Di Gregorio) che da 
		latitudini differenti ma mai divergenti si incanalano nel regno 
		capillare di espressioni e meccanismi linguistici la cui natura riflette 
		su un’illusione (a dirlo è Gombrich, la cui riflessione contesta 
		Wittgenstein del papero e del coniglio) «difficile da descrivere o 
		analizzare, perché, anche se siamo intellettualmente consapevoli del 
		fatto che ogni data esperienza deve essere un’illusione, non possiamo a 
		rigore osservarci nell’atto di cedere a un’illusione» . 
		In ogni lavoro prodottoda Cingolani, Lista e Minus.log la 
		rappresentazione lascia infatti il posto a squisiti postulati 
		linguistici, a operazioni di prosciugamento, a riflessioni riduttive, a 
		percezioni liminali, a dimensioni morfologiche che si definiscono in una 
		massiccia torsione verso l’impianto teorico, lasciando continuamente 
		alito a un discorso in cui il piano della coerenza logica si intreccia 
		inscindibile a un secondo piano, più suggestivo e poetico.
		
		MARCO CINGOLANI | Orientando la ricerca lungo un corollario 
		visivo che mira a dematerializzare il supporto cartaceo per trasformarlo 
		in pneuma (πνεῦμα), in materia immateriale di un racconto strettamente 
		legato all’abitare, Marco Cingolani (Recanati, 1985) crea strutture la 
		cui plasticità nasce da tensione elettrodinamica e da rapporti di 
		partecipazione tra forma artistica e forza creatrice. Distribuiti nello 
		spazio come piccoli tempi e come ritagli d’ambiente, come rasoiate 
		calibrate e come figure affilate che elaborano discorsi di natura 
		strettamente contestuale, i lavori di Cingolani («opere mutevoli e 
		friabili, caratterizzate da geometrie spigolose e pungenti, chiuse e 
		semitrasparenti come cristallizzazioni») non solo si inseriscono in quel 
		filone creativo che va dalle azioni elettromagnetiche di Alice Hutchins 
		e di Takis (al secolo Panayotis Vassilakis) alle più recenti plastiche 
		di Lydia Wilhelm, ma ridefiniscono emotivamente il contesto in cui sono 
		collocate, con l’idea chiara di porsi come corpi minimi, come 
		atteggiamenti, come processi («intendo il mio lavoro come un unicum, un 
		corpo solo che si definisce poco alla volta nel suo realizzarsi»), come 
		apparecchi perpetuamente mobili – la cui mobilità è determinata dai 
		picchi, dalle gole, dalle oscillazioni di luce durante le ore del 
		giorno. 
		Con i recenti stati di tensione (il primo è del 2020) e con le Forme 
		persistenti di coesione (2021-2022), dal canto suo Marco Cingolani tocca 
		con mano un vuoto pieno di realtà per entrare nel vivo di procedimenti 
		che puntano l’attenzione sull’elasticità e dunque sulla tensioattività: 
		in altre parole fa proprie le leggi dell’elettrodinamica classica, in 
		particolare l’interazione elettromagnetica, per concepire ingranaggi 
		duttili – agganciati alla matière subtile – carichi di energie 
		attrattive e inclusive.
		
		PIERPAOLO LISTA | Percorsa da una grammatica visiva fitta di 
		segni e di oggetti, di affetti e di effetti, la parabola visiva messa in 
		campo da Pierpaolo Lista (Salerno, 1977) presenta un discorso che fa i 
		conti con il quotidiano per costruire una prosa porosa, fatta di piccoli 
		dettagli, di accenni e accenti preziosi. Ricche di umorismo e di 
		attenzione ai materiali minimi e miocinetici dell’arte, spigolose e 
		apparentemente ostili, le sue opere – realizzate, tutte, su un supporto 
		in vetro visarm o in cristallo – mirano ad introdurre in uno spazio 
		ovattato, imbottito di colori densi e cremosi, intriso di emblemi che 
		evitano i rumori del mondo e costruiscono scenari silenziosi, buttati 
		giù apparentemente di getto, con pennellate rapide e ripide, grafi 
		sicuri, leggeri, folgoranti. Elaborando retropitture su vetro o 
		cristallo, Listapropone figure del desiderio, crea un corpo a corpo con 
		lo spettatore invitandolo a un dialogo serrato con oggetti o cose per 
		dar vita a dispositivi mediante i quali crea dialoghi mancati, poetiche 
		contrazioni e contraddizioni tra lo spazio della pittura e lo spazio 
		reale. Asettici, scarni, abitati da pochi argomenti d’uso quotidiano che 
		galleggiano in un ambiente sovratemporale e sovrastorico, i suoi lavori 
		tornano all’intimo della pittura in quanto atto e gesto del dipingere. 
		Ma evidenziano anche un rapporto con lo spettatore che inciampa 
		nell’opera facendo entrare nel quadroil tempo come durata reale, come 
		vita vissuta. 
		Dal disegno alla pittura, dalla fotografia alla scenografia, la galassia 
		oggettuale proposta da Lista si appropria sempre dell’oggetto ordinario 
		per alleggerirlo ed immetterlo in un panorama poetico che fa i conti con 
		il tempo della vita per costruire mondi incontaminati, spazi leggeri e 
		trasparenti dove si sente un fondo di rumore più morbido del silenzio, 
		un lieve vento che passa nel folto di un bosco, o un mormorio d’acqua 
		che rampolla e si perde in un prato.
		
		MINUS.LOG | Nel lungo e fluttuante itinerario creativo proposto 
		da Minus.log(Manuela Cappucci, Belluno 1971 / Giustino Di Gregorio, 
		Teramo1962), centrali sono il valore minimale, la materia interstiziale, 
		l’appunto veloce, l’esattezza della rapidità, l’incidente e l’unicità, 
		l’errore immaginativo, l’attesa di qualcosa che nasce dallo studio e 
		dall’intuizione, la ripetizione differente che è anche scavo costante 
		tra le contrade chiare del tempo, dello spazio, della luce, del suono. 
		Dopo alcuni lavori in cui gli artisti hanno spinto al limite i nuclei e 
		i grumi di una brillante ricerca sulla solida soglia del vuoto e dopo 
		una serie di sorprendenti progetti come AQ (2019) o i Non luoghi (2020) 
		dove il duo sperimenta l’evanescenza del paesaggio e dove si assume 
		l’acquerello a mezzo espressivo capace di alleggerire e dilatare i 
		limiti d’un territorio mentale, Minus.log attraversano la soglia della 
		somiglianza e della similitudine, due falsi sinonimi a detta di 
		Magritte, per compiere un atterraggio soffice sulla superficie della 
		carta su cui atterra il colore. Partendo dall’acquerello il loro lavoro 
		(almeno quello più recente) si infila in un canale linguistico che 
		spinge la progettualità oltre i bordi d’un silenzio latteo e ovattato, 
		reso geometrico o anche spigoloso, addomesticato in griglie che 
		intensificano l’eco chiara di unità minime di senso – quelle che 
		Filiberto Menna ha individuato come figure – dove la ricerca del segno 
		sottile si interseca con volumi e superfici che trasformano lo spazio in 
		un contenitore muto (accogliente), in uno schermo sconfinato, in un 
		contesto plastico ad alta temperatura estetica, dove si individuano 
		sospensione metafisica e a tratti romantica, poetica e morbida 
		pensosità.
		
 



