Giuseppe Signorile (1927-2016) è nato a Bari dove ha svolto la sua attività artistica per oltre settant'anni. Da autodidatta a maestro di bottega: la vicenda artistica di Giuseppe Signorile ha attraversato mezzo secolo. Iniziata nella Bari vecchia del dopoguerra si è conclusa nella sua "scuola", l'Ippogrifo, a Japigia: lì ha continuato a dispensare consigli agli allievi.
Pittore, incisore, scultore e ceramista, Signorile aderì alla corrente della Nuova Figurazione, rimanendo negli anni fedele ad una linea di realismo che aveva nel paesaggio il suo fulcro. Il paesaggio della Murgia e dell'Irpinia, delle dighe e dei laghi artificiali, che conosceva a fondo per essere stato tecnico dell'Ente Irrigazione prima, del servizio cartografico della Regione Puglia, dopo. Il paesaggio della valle dei Trulli e quello della costa barese con la luce e i timbri violenti,che riusciva a interpretare con sensibilità espressionista.
"Egli è curioso e preparato - commentò Cesare Brandi nel 1976 -
per cui la sua pittura contiene tanti umori e spesso raggiunge risultati
sorprendenti... Sorretto da una fervida fantasia, riesce a liberarsi d'ogni
scoria retorica".
Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in Italia e all'estero, in particolare a Praga, a Varsavia, a Titograd, a Norimberga e a Lipsia.
"Giuseppe Signorile - scrive Manlio Spadaro - è soprattutto un paesaggista, con tutte le implicazioni del termine. Mi sembra questa la più importante componente della sua personalità artistica: un senso profondo della natura, il desiderio di tradurre non tanto l'apparenza, o analiticamente la struttura, quanto il tono e la suggestione.
Da giovanissimo prese subito contatto con i più recenti sviluppi della pittura, sobbarcandosi nel contempo ad un apprendistato artigiano nella Bari medievale per lui il centro naturale di gravità sin dalla fanciullezza.
Più tardi conseguì il diploma di geometra ed intraprese poi gli studi universitari, ma non tralasciò mai l'impegno per l'Arte, continuamente immerso, vero 'apprendist-sorcies', nelle sue ricerche, in un antico stanzone, tra vasi, seghe, trapani, pennelli, tavolozze, colori, tele, cartoni, cornici e crete.
A me si presenta sotto due aspetti caratteristici della vita di tanti artisti: quello diurno, che concilia le esigenze della famiglia e della professione, e quello notturno, che è il più radioso, il più affine alla sua identità artistica. E proprio sotto questo aspetto, Giuseppe Signorile appare un uomo dal pugno duro e dalla mano leggera.
Ma non voglio essere spinto dalla esagerazione di coloro che sentono la loro infantilità quando studiano un personaggio aureo del passato, quando dico candidamente che in certi tempi nani come questi che stiamo attraversando, Giuseppe Signorile può sembrare un gigante.
Ridimensionando il discorso, Giuseppe Signorile quel che vede, immagina, pensa riesce a trasformare in modo da rendere l'espressione visiva da una tavolozza sontuosa, esaltata e talvolta delirante di rossi, gialli, bruni, violi, blu che comunicano il piacere con cui egli si guarda intorno. In quasi tutti i suoi paesaggi, sono accennati la linea d'orizzonte e il cielo, il primo piano e lospazio in profondità, mentre le forme sono di ampie dimensioni, con assenza di figure umane che, se ci fossero, sarebbero piccole, e come sommerse.
Spesso il cielo è cupo; mai però come semplice sfondo, pervaso di una luce misteriosa, inteso come elemento drammatico. I procedimenti di questa pittura sono ora a macchie, ora a pennellate rapide e larghe, che raggiungono, a mio parere, l'impressione più alta in rapide notazioni che mi ricordano gli acquerelli di Hartley. Ma c'è una particolarità in essi più impegnata a conferire agli oggetti corposità e solidità reagendo all'esclusiva preoccupazione per gli effetti luminosi e cromatici, che giunge a conferire un'importanza determinante ai piani che limitano i volumi degli oggetti al punto da trasformare i piani stessi in elementi autonomi. Però a questo punto invece di andare oltre lanciando la visione nella purezza cromatica, essa si arresta temendo di spogliare le forme della loro realtà contingente e dell'ovvietà nell'accettare gli elementi soggettivi della rappresentazione, che gli astrattisti geometrizzanti definiscono impuri e pesanti di tonnellate e tonnellate di materiali. Il risultato di tale sfida è incantevole: gli oggetti, pur rischiando nella loro integrità, l'ovvietà soggettiva, si collocano sul piano dell'Arte come modo di essere.
In definitiva, la pittura ci rimanda con immediatezza al pittore, alla sua filosofia, a un operatore che crede nella vita con una fede che lo spinge a esprimere i poteri creativi della Natura come simbolo del trionfo della vita sulla distruzione."
"Giuseppe Signorile ha una visione del mondo che se tiene conto delle ragioni del "foro" interno non per questo esaurisce se stessa e i dati dell'indagine al singolo personaggio o alla singola opera .
Ne deriva una corale visione d'insieme della quale si nutre proprio la capacità continua di ricerca e di studio . Dagli oli agli acquerelli il paesaggio diventa così naturale e fisiologico . La sua frequentazione con i più esperti acquerellisti tedeschi lo hanno portato a ritrovare nel dato tecnico , adoperato con sapienza , la possibilità di esaltare altri percorsi della sua ricerca . Il dato reale è solo il pretesto per giungere ad elaborazioni raffinate di puro segno e
di colore ..." - Michele Campione
"Peppino Signorile è un viaggiatore incantato , un eterno fanciullone , non ha perduto la facoltà di stupire , conversatore amabile e prepotente , amico di me pittore , estimatore attento di ogni mia opera , illustre Artista e compagno vero ed intelligente ..." - Renato Guttuso
[Pagina non ufficiale dell'Artista]
"... mentre parlavamo di mosaici - altro genere d'arte nel quale è esperto - Peppino Signorile continuava a buttare giù un acquerello: il pennello entrava ed usciva da una boccia d'acqua che a via di liquefare colori non ne aveva più nessuno; e la mano agile dell'artista coglieva dai tubetti minuzzoli di verde, di gialli, e di tutte le terre, e di rossi, e di azzurri, per formare, sul bianchissimo cartoncino, un paesaggio pugliese al colmo della primavera. E a mano a mano che sotto i miei occhi questo paesaggio si formava, si concretava e si arricchiva, il parlare dell'Artista era un sottofondo quasi musicale che avvolgeva il suono - la voce di Peppino a timbri bassi e quieti - questo momento di grazia.
Ancora una volta mi fu chiaro - nello studio di un artista vero, come lo è Giuseppe Signorile - che la 'contemplazione del sentimento', misura chiave dell'estetica in Croce, non ha steccati e che quell'artista canta col suo dipingere: fa musica di pittura, così come un musicista - quando si chiama Litz - dipinge con le note i colori delle pianure ungheresi." -
Ignazio Schino, 1991
"... Ama definirsi 'artigiano' ma la sua produzione pittorica raggiunge vette prestigiose ed è fatta di sorprendente freschezza, nonostante si avverta sempre la scaltrezza e la sapienza che gli derivano dal 'mestiere'." - Giovanni Sica, 1968
"... Giuseppe Signorile dice di se stesso, con molta ironia, che è vecchio quanto è vecchia Bari." - Giorgio Saponaro, 1989
"...Signorile fa parte della nutrita schiera di Artisti Pugliesi. Il suo trasferimento ad Avellino mi ha consentito di conoscerlo più da vicino e di apprezzarne il temperamento cordiale e generoso... ma più di ogni altra cosa ammiro in Lui l'amorevole impegno per la ricerca delle tecniche pittoriche e delle forme espressive, che contribuisce a renderlo sempre più eclettico." - Giovanni Brancaccio, 1966