RAOUL DUFY - Il
pittore della gioia
La pittura, i soggetti e i colori sgargianti saranno i
protagonisti della prima grande esposizione in Italia
dedicata al grande artista Raoul Dufy, ospitata a
Palazzo Cipolla di Roma dal 14 ottobre. Dufy, il pittore
della gioia, della luce e del colore contribuì a
cambiare il gusto del pubblico della prima metà del ‘900
adattando le sue innovazioni e la sua vivacità a tutte
le arti decorative.
Con 160 opere provenienti dalle più importanti
collezioni pubbliche e private francesi, la mostra
percorre l’intera parabola artistica di uno dei più
grandi interpreti della storia dell’arte, a cavallo tra
impressionismo e fauvismo.
Dal 14 ottobre 2022, le sale di Palazzo
Cipolla ospitano la prima grande esposizione mai
realizzata in Italia e dedicata a uno dei maestri
dell’arte moderna: RAOUL DUFY (Le Havre, 3 giugno
1877 – Forcalquier, 23 marzo 1953).
Autore di opere monumentali come La Fée Electricité
(1937 – 1938) - uno dei dipinti più grandi al mondo, di
una lunghezza complessiva di 6 metri, composto da 250
pannelli e commissionatogli dalla “Compagnie parisienne
de distribution d'électricité” per essere esposto nel
Padiglione dell'elettricità al World's World del 1937 -,
Dufy fu un grande pittore, scenografo e disegnatore
francese di inizio ‘900 che, per la sua capacità di
catturare le atmosfere, i colori e l’intensità della
luce e a trasferirli sulle sue tele, divenne - per
antonomasia - il pittore della gioia e della luce.
Nacque da una famiglia di modeste condizioni economiche
ed ebbe un padre attivo come organista che trasferì in
particolare a Raoul la sua stessa passione per la
musica, che lui coltivò per tutto il resto della vita
trasponendola anche nelle sue opere.
In seguito a una crisi finanziaria della famiglia, nel
1891 il giovane Raoul fu costretto a cercare lavoro a Le
Havre.
Nell'ambiente artistico straordinariamente stimolante di
Parigi si avvicinò a due maestri dell'impressionismo
come Monet e Pissarro ma, nel 1905, lo scandalo dei
Fauves gli rivelò una pittura moderna e “di tendenza”
che lo portò ad avvicinarsi a Matisse.
Il 1903 fu l'anno della sua prima volta al Salon des
Indépendants, nel quale espose fino al 1936 e poi fu
accettato nel 1906 al Salon d'Automne (fino al 1943).
La sua attività artistica non conobbe interruzioni e, dal
1910, ampliò la sua attività nel campo delle arti decorative
affermandosi con successo in una produzione assai vasta,
dalla xilografia alla pittura e alla grafica, dalle
ceramiche ai tessuti, dalle illustrazioni alle scenografie.
Con un’attività artistica che non conobbe interruzioni fino
alla sua morte, tutto ciò gli consentì di recuperare la sua
tavolozza squillante, cui sovrappose un tocco grafico
vibrante e allusivo.
La mostra Raoul Dufy. Il pittore della gioia,
con oltre 160 opere tra dipinti, disegni, ceramiche e
tessuti provenienti da rinomate collezioni pubbliche e
private francesi - come il Musée d’Art Moderne de la
Ville de Paris che conserva di Dufy una delle più ricche
collezioni, dal Centre Pompidou, Palais Galliera,
la Bibliothèque Forney e la Bibliothèque
littéraire Jacques Doucet tutte di Parigi insieme al
Musée de la Loire, Musée des Tissus et des Arts
Décoratifs di Lione, il Musée des Beaux-Arts
Jules Chéret di Nizza e al Musée Royaux des
Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles - racconta la vita e
l’opera di un artista con lo sguardo sempre rivolto alla
modernità, pervaso da una vivacità che ha saputo
adattare a tutte le arti decorative, contribuendo a cambiare
il gusto del pubblico.
Curata da Sophie Krebs, conservatrice generale del
patrimonio del museo parigino, la mostra è un viaggio
emozionale attraverso i temi prediletti dall’artista, dove
le sensazioni visive ridotte all’essenza della realtà,
l’utilizzo della composizione, della luce e del colore sono
gli elementi emblematici che caratterizzano le sue opere.
Suddivisa in 14 sezioni tematiche, la mostra racconta
l’intero percorso artistico del pittore francese, attraverso
molteplici opere che abbracciano varie tecniche nei diversi
decenni del Novecento, dagli inizi fino agli anni Cinquanta,
quando Dufy cercò nuovi temi a causa della guerra e della
malattia che lo costrinse a rimanere nel suo studio nel sud
della Francia.
Un
excursus che trova il suo leitmotiv nella violenza
cromatica, nella magia di quel colore che diventa elemento
indispensabile per la comunicazione di emozioni e stati
d’animo.
Un’evoluzione che vede Dufy inizialmente prosecutore di
quella tradizione impressionista germogliata con Monet
proprio nella sua città natale di Le Havre e poi insieme ai
Fauve che, radunati attorno alla figura di Matisse,
reagiranno presto alla pittura d'atmosfera e a quel
dipingere dominato dalle sensazioni visive, per poi
approdare infine ad abbracciare l’austerità cezanniana con
la quale le forme, le zone piatte di colori accesi o
addirittura violenti sono indipendenti dalla linea che
accenna appena a circoscriverle.
Onde a V rovesciata, nuvole e un mondo di forme: bagnanti,
uccelli, cavalli, paesaggi ispirati sia dalla modernità che
dal classicismo.
Sensibile all’aria del proprio tempo, si interessa alla
società dell’intrattenimento con le sue corse, le regate,
gli spettacoli elitari e popolari al contempo che Dufy
riproduce con brio e vivacità.
Un artista alla perenne ricerca di stimoli e
sperimentazione, in grado di rendere l’arte impegnata ma
allo stesso tempo apparentemente “leggera”, il cui scopo
dichiarato era, come scrive la scrittrice americana Gertrude
Stein, di arrecare piacere.
La mostra, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro –
Internazionale per volontà del suo Presidente Prof.
Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è realizzata da Poema
con il supporto organizzativo di Comediarting
e Arthemisia, ideata dal Musée d’Art Moderne de la
Ville de Paris, Paris Musées e curata da Sophie Krebs,
conservatrice generale dello stesso museo parigino.
Catalogo edito da Skira.
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